Il maresciallo Cecchini ha appena compiuto quarantasei anni ed è un po' dispiaciuto perché la promozione non è ancora arrivata; a casa sua, intanto, c'è una squadra di operai che sta ristrutturando una parte dell'appartamento. Uno degli operai fa di cognome Facciolla, è di origini pugliesi e sta organizzando un piano per incastrare Cecchini: potendo entrare in casa sua come operaio senza insospettire nessuno, nasconde una busta piena di soldi e fa alcune telefonate con il suo cellulare. Il capitano Anceschi ha saputo che tra poco arriverà un colonnello in visita ufficiale in caserma, e dopodiché sarà la volta di un generale; Anceschi raccomanda ai suoi di non fare brutte figure. Cecchini ha ricominciato a fumare, ma, siccome non vuole dirlo alla moglie Caterina, la sera esce di nascosto per comprare le sigarette. Proprio all'uscita della tabaccheria il maresciallo cade nella trappola ordita da Facciolla: una ragazza macedone urla dentro la sua auto, Cecchini entra in quella macchina pur non sapendo chi sia la proprietaria. Quest'ultima dice di essere una prostituta e di essere disperata a causa dei soprusi subiti dai protettori; dice anche di volersi suicidare. Mentre Nino cerca di convincerla ad andare in caserma per sporgere denuncia, Facciolla fa una telefonata anonima al 112 e detta la targa di un'automobile che contiene della droga. L'automobile è la stessa in cui si trovano Nino e la macedone: i Carabinieri li fermano entrambi e li conducono in caserma. Cecchini racconta la verità, mentre la ragazza afferma che Cecchini controlla un traffico di droga e un giro di prostituzione minorile. Ovviamente don Matteo e il capitano Anceschi non dubitano dell'onestà di Nino, ma le prove fabbricate da Facciolla sembrano dimostrare che ciò che dice la ragazza è vero.